di Maria Cristina Urbano – 4 Giugno 2025 (S News)
Il settore della Vigilanza Privata, ovvero della Sicurezza Privata, si trova oggi a vivere una profonda e rapida trasformazione. Costituita per proteggere la proprietà privata da azioni criminose, si è adattata, e continua ad adattarsi in una sorte di dinamica simbiotica, alle mutate esigenze di una società sempre più complessa e di uno Stato che si trova a fronteggiare criticità prima impensate. In tale processo di adeguamento, il campo di azione è passato dalla tutela dei beni immobili a quella dei beni mobili e, seppur indirettamente, a quella delle persone (e qui si potrebbe aprire un tema complesso più volte affrontato da ASSIV su queste pagine), nella misura in cui lo Stato ha valutato positivamente il contributo che la vigilanza privata può offrire alla sicurezza delle infrastrutture e dei cittadini/utenti che le utilizzano. Il legislatore sta attualmente valutando (auspichiamo con esito positivo) la possibilità di garantire la protezione dei nostri assets all’estero, mediante il ricorso alle guardie private giurate, ampliando ulteriormente la loro sfera di azione, con il corollario di una professionalizzazione sempre maggiore. Nel frattempo, la vigilanza ha esteso le proprie competenze alle nuove tecnologie, in una prima fase come strumento di ausilio e potenziamento all’attività degli uomini sul campo, ma che ora ricorre in maniera sempre maggiore all’intelligenza artificiale, con un salto operativo quantico, che potrebbe, normativa permettendo, allargare il raggio di azione anche ad altre attività non strettamente inerenti alla security come tradizionalmente intesa.
Mettere a sistema tutte le risorse della sicurezza, pubbliche e private
Se questo è lo scenario interno che fa da sfondo alla vigilanza privata, il continuo mutare del contesto internazionale nel senso di un’imprevedibile instabilità, richiede al nostro Paese un ulteriore sforzo capace di mettere a sistema tutte le risorse della sicurezza, pubbliche e private, trasformando le seconde da semplice attività accessoria e ausiliaria alle prime, a protagoniste dinamiche nel sistema integrato della sicurezza. A fronte di sfide sempre più complesse, come guerre, terrorismo, minacce ibride, cyberattacchi, e di una crescente richiesta di sicurezza da parte dei cittadini, delle imprese e della stessa Pubblica Amministrazione, questo comparto sta assumendo un ruolo strategico, sia nella protezione di infrastrutture sensibili sia nella gestione della sicurezza urbana.
I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente stanno cambiando le modalità di gestione della sicurezza nazionale. Se a questo aggiungiamo la pressione crescente esercitata da attori non statali, come gruppi terroristici o organizzazioni criminali transnazionali e minacce ibride, come la guerra informatica, il sabotaggio infrastrutturale e le campagne di disinformazione, che sfuggono ai confini tradizionali del conflitto, ecco che lo scenario davanti al quale ci troviamo è assai complesso e richiede improrogabilmente la messa a sistema di tutte le risorse umane, strumentali e tecnologiche. Si tratta di minacce alla sicurezza meno visibili e con un minore impatto emotivo sulla pubblica opinione rispetto le tragedie che i mass media diffondono dai vari fronti di guerra aperti nel mondo a noi vicino, ma non per questo meno critici: manipolazione dell’informazione, interferenze digitali su reti e sistemi IT. Si tratta di minacce alla tenuta stessa della nostra democrazia, tanto più efficaci quanto impercettibili agli occhi dei non addetti ai lavori, ma come abbiamo visto nel recente passato negli USA, in UK ed in altri Paesi europei capaci di indirizzare la fisiologica evoluzione interna delle nostre democrazie verso approdi a dir poco inquietanti.
Le istituzioni pubbliche italiane negli ultimi anni sono diventate obiettivi di gruppi hacker, spesso riconducibili a Paesi stranieri o a cybercriminalità organizzata. Emblematico è quanto accaduto nel Maggio 2024, quando il sistema informatico del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) è stato oggetto di un tentativo di intrusione con malware “stealth”; non meno insidiose sono le Campagne di disinformazione e phishing, campagne ibride che diffondono notizie false (deep fakes, account falsi) mirate a generare sfiducia nelle istituzioni o a influenzare l’opinione pubblica su temi sensibili come sicurezza, immigrazione e salute pubblica. I preposti apparati dello Stato conoscono il potenziale dirompente di tali azioni criminose da un punto di vista sociale, economico e politico, e per tale ragione stanno implementando le azioni e la capacità di contrasto. Ma in questo ambito, come in pochi altri, è divenuto essenziale mettere a sistema risorse e capacità pubbliche e private.
La Sicurezza Privata a supporto alle Forze dell’Ordine
La sicurezza privata, con i suoi numeri, può svolgere un ruolo fondamentale di supporto alle Forze dell’Ordine e alla sicurezza pubblica. Secondo i dati disponibili più recenti elaborati da ASSIV, il comparto conta:
- oltre 400 imprese autorizzate,
- 50.000 guardie giurate armate,
- un volume d’affari annuo che supera i 4,5 miliardi di euro,
- oltre un migliaio di veicoli blindati impegnati nei servizi di trasporto valori,
- decine di migliaia di impianti di videosorveglianza gestiti da centrali operative attive h24,
- oltre 150 centrali operative certificate,
- e a tutto ciò si aggiungono le migliaia di operatori fiduciari non armati, impiegati in attività di controllo accessi, sicurezza nei centri commerciali, eventi pubblici e aziende private.
La Sicurezza Privata nella CyberSecurity
Ma la novità più rilevante è l’ingresso deciso della vigilanza nel campo della cybersecurity. Sempre più aziende stanno investendo ingenti risorse per lo sviluppo di divisioni dedicate alla sicurezza digitale: protezione di data centers e cloud, monitoraggio delle reti, videosorveglianza intelligente con algoritmi di IA per il rilevamento di anomalie. Non mancano Security Operation Center (SOC) attivi 24 ore su 24 e personale formato per affrontare situazioni che richiedono competenze miste: fisiche, digitali e legali.
Ulteriori campi di competenza oggi della Vigilanza Privata
La vigilanza privata è ormai un attore di primo piano anche nella difesa di infrastrutture critiche — reti energetiche, telecomunicazioni, trasporti, impianti industriali. Le prefetture, in accordo con aziende e gestori, hanno definito protocolli che prevedono l’impiego integrato di forze pubbliche e private.
Sul fronte urbano, invece, crescono le collaborazioni tra imprese di vigilanza e amministrazioni comunali: presidio di parchi e scuole, monitoraggio ospedali, gestione eventi, interventi contro vandalismi e comportamenti antisociali. Molti Comuni stanno inoltre sperimentando sistemi di videosorveglianza “intelligente”, capaci di riconoscere comportamenti sospetti e inviare allarmi in tempo reale. Un modo per coniugare efficienza e risparmio, visto che i costi della vigilanza privata sono inferiori rispetto all’impiego esclusivo di risorse pubbliche.
Nel frattempo, il comparto investe anche su un altro fronte chiave: la formazione. Le guardie giurate non devono più solo presidiare, ma anche saper gestire situazioni di emergenza, riconoscere minacce, intervenire con prontezza.
Le aziende più strutturate collaborano con università ed enti specializzati per aggiornare costantemente il proprio personale.
Le richieste di ASSIV
Questo percorso deve trovare sostegno ed impulso da parte dello Stato perché virtuoso sotto tutti i punti di vista. Ciò deve avvenire mediante il riconoscimento formale della vigilanza privata come ausiliaria di pubblica sicurezza; l’aggiornamento di normative ormai datate (si pensi al Regio Decreto n. 773/1931) o al D.M. 269/2010 che abbisogna di un urgente aggiornamento; ma anche riconoscendo incentivi alle imprese che investono in tecnologie e formazione; e l’estensione del modello integrato a settori finora trascurati come scuole, RSA, mercati rionali, trasporti locali, musei e parchi archeologici. Il confine tra sicurezza pubblica e privata si fa sempre più sottile. In un mondo segnato da minacce diffuse, mobili e spesso invisibili, servono risposte coordinate, flessibili e sistemiche. E in questo quadro, la vigilanza privata si conferma una risorsa strategica.
Non è più solo una questione operativa: è una vera e propria necessità nazionale.