L’esperienza ci consiglia di togliere le mele marce dal cesto, altrimenti rovinano anche le mele sane. Mutatis mutandis, una guardia giurata a cui parte inavvertitamente un colpo di pistola che ferisce una persona, in una situazione che non presenta rischi che oggettivamente giustifichino l’estrazione dell’arma dalla fondina, deve essere immediatamente sospesa, va aperto un procedimento disciplinare e si può arrivare al licenziamento per giusta causa. Un gesto improvvido, gravido di conseguenze potenzialmente fatali, contrasta platealmente con tutto quanto appreso nel corso della formazione professionale ricevuta da una guardia giurata.
E’ bene sgomberare subito il campo da qualsiasi tipo di fraintendimento mentre ci approcciamo a commentare quanto accaduto la scorsa settimana nel gabbiotto di un pronto soccorso di un ospedale in provincia di Ancona, tanto più che il complessivo contesto nel quale si inserisce questo episodio è caratterizzato da continue aggressioni al personale sanitario e al motivato allarme sociale che ne consegue. Analoga riflessione dovrebbe essere fatta sul tipo di formazione da impartire, a cura del committente, rispetto alle specificità del servizio richiesto, per esempio in materia di gestione dei conflitti.
Sull’episodio di Torrette è stata aperta un’indagine, come è giusto che sia, ma non vorremmo che da un singolo episodio, pur tanto grave, si traesse l’erronea conclusione che le guardie giurate sono mediamente mal addestrate e forse anche un po’ goffe. Non è mai un buon affare gettar via il bambino con l’acqua sporca! Il personale della sicurezza dipendente dagli Istituti di Vigilanza Privata è, invece, composto da professionisti che, come nel caso di quello impiegato per garantire la sicurezza nelle strutture sanitarie, essendo dotato di arma, viene sottoposto a corsi di formazione assai sfidanti. Il tutto sotto l’attenta vigilanza del Ministero dell’Interno e delle Autorità di Pubblica Sicurezza.
La questione non è tanto quella della professionalizzazione del personale, perché è scontato che nel maneggiare armi da fuoco l’incidente può capitare, anche quando la circostanza non è caratterizzata da colpevole imperizia come nel caso di cronaca sopra ricordato. A mio parere, piuttosto, occorrerebbe una attenta riflessione sull’opportunità, al momento imposta alle guardie giurate dalle Prefetture, di portare l’arma da fuoco in tutti i contesti di impiego.
Colgo l’occasione, pertanto, per portare all’attenzione delle istituzioni la possibilità di dotare le guardie giurate di armi non letali, nello specifico i taser, specialmente in contesti particolarmente difficili perché caratterizzati da situazione emotive talora molto delicate, come quello ospedaliero.
Tale soluzione non costituirebbe in alcun modo una deminutio per le guardie giurate, la cui formazione invece garantirebbe il corretto utilizzo, quale ultima risorsa in situazioni di particolare criticità, di simili strumenti di offesa, garantendo in ogni caso l’incolumità dei soggetti coinvolti. Non è un caso che, tempo fa, il ministero dell’Interno abbia avviato una fase sperimentale per dotare di questo tipo di strumentazione le Forze dell’Ordine.
I taser sono strumenti che, utilizzati nel corretto modo da professionisti della sicurezza adeguatamente formati, possono contribuire in misura sostanziale al raggiungimento dell’obiettivo, anche solo grazie alla funzione di deterrenza che essi potrebbero avere. E, allora, perché rigettare pregiudizialmente una possibilità che invece è stata colta da molto tempo in molti altri Paesi? Perché non proseguire nel percorso di rinnovamento del comparto saggiamente avviato parecchi anni or sono e che ha consentito alla vigilanza privata di investire moltissimo in professionalizzazione e nuove tecnologie? Il contesto si evolve, le sfide cambiano, le esigenze si diversificano, è evidente che la sicurezza non può restare ancorata ad una concezione statica che rischia di divenire obsoleta e pertanto inefficace.
Le norme di riferimento, in un contesto tanto essenziale, non possono mai considerarsi definite una volta per tutte. Istituzioni e operatori della sicurezza privata devono alimentare un costante dialogo reciproco, volto ad adeguare il sistema sicurezza-Paese perché offra risposte convincenti alle mutevoli criticità.
ASSIV, pertanto, intende già nelle prossime settimane farsi portavoce presso le istituzioni affinché anche le Guardie Particolari Giurate possano dotarsi di armi a impulso elettrico.
Il DL Sicurezza presidi sanitari approvato nei giorni scorsi in CdM potrebbe essere lo strumento adatto. In un mondo che corre forse sarà impossibile arrivare primi, ma almeno che non si arrivi ultimi!